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giovedì 10 dicembre 2015

partire

Non si è mai pronti a partire, si crede sempre sia questione di logistica; scatole e borse, sacchetti e libri.
Ma ci si dimentica del cuore, lui è sempre l'ultimo a chiudere la porta, mette radici, mentre siamo distratti.
Oggi, di fronte a uno scatolone che stavo riempiendo di cose da buttare, mi sono passati sotto mano cinque anni di vita qua. 5 anni sudati, sudatissimi. Ho aperto vecchie agende, sfogliato appunti sbiaditi e annusato il profumo di questi anni cosi concitati ...e pieni di vita.
Sono cascati fuori biglietti da visita, appunti, volantini, cartoline di viaggi, foto. Mi è scivolata per terra la mia vita e sono rimasta li, un po imbambolata, a guardardarla, come fosse quella di un'altra.
Ho avuto in mano il biglietto di un'amica che mi augurava il meglio, alla vigilia della mia partenza, nel settembre del 2010, una cartolina del Vietnam del 2011, un mio annuncio per un corso di italiano nel 2012, una foto con amici che hanno già lasciato il Belgio anni fa, una frase che mi ero attaccata come monito, vecchi appuntamenti, numeri di telefono e scritture di persone che ormai non vedo piu.
Mi sono resa conto che ho sempre contato gli anni senza contare i momenti, ed oggi ho, forse per la prima volta? soppesato quanta vita ho vissuto qua, quanti incontri, quante opportunità ho avuto, quante amicizie, quanti splendidi ricordi, quante foto, viaggi, quanto affetto ho ricevuto e spero di aver dato.
Non parto triste, non sono mai partita triste, rifarei tutto, fin all'ultima virgola.
Parto riconoscente, piena di ricordi, di amicizie.
Parto elettrizzata all'idea di tornare a casa e fiduciosa nel fatto che sia il luogo dove voglio essere, con le persone che lì amo. Parto e lascio parte di me qua, perché se cosi non fosse vorrebbe dire che avrei davvero sbagliato tutto abbandonando l'Italia e invece no, è stata la cosa più azzardata e giusta che abbia mai fatto e che auguro a tutti.
Ora però, per me, c'é una nuova storia da scrivere.
c'é un tempo per partire, ed uno per tornare.
Per me è ora di partire, per tornare, ritrovare e ricominciare in un nuovo splendido inizio.

lunedì 24 agosto 2015

che rumore fa un sogno che muore?

un tonfo sordo.

Cade dall'alto e non fa rumore, perché chi non ha cuore per sentirlo forse, quasi, non se ne accorge.

Un sogno che muore è un colore, blu, come il cielo che accompagna chi sceglie il suo destino.

Un sogno che muore è un rumore, di passi che se ne vanno.

Un sogno che muore ha il peso delle parole che tagliano, graffiano e lasciano il segno.

Un sogno che muore ha l'odore di un pomeriggio d'estate, nella quiete di una settimana che finisce.

La sconfitta è una scelta, che affrontiamo consapevolmente e l'infelicità è una conseguenza alla quale andiamo incontro a testa bassa.
Mai come nel fondo degli occhi dell'altro si puo arrivare a leggere la solitudine che ci avvolge.

Non ho Saputo salvare quello che avrebbe forse potuto essere salvato perché non si puo salvare chi vuole annegare solo.

Niente è più triste, di un uomo sconfitto che abbassa la testa e rinuncia ad un'idea.

Nulla vale tanto la pena quanto l'idea di poter realizzare un progetto, di poter esser felici, di diventare le persone che vorremmo essere.

Non foss'altro che per smentire chi crede sia impossibile, per smuovere chi crede che nulla possa cambiare, per convincere chi pensa che la vita sia solo una serie di doveri con poca felicità, mi riprometto ancora una volta di attaccarmi con le unghie e con I denti all'idea che un giorno saro la persona che ho sempre sognato essere.


venerdì 7 agosto 2015

e se poi tornassimo tutti?

E se poi tornassimo tutti, piano piano, uno per uno, rientrassimo tutti a casa?

Silenziosi, senza fare rumore, se tornassimo piano, alle prime luci dell'alba o con gli ultimi voli della sera.
Se tornassimo su un treno, se guidassimo tutta la notte, se prendessimo Pullman, aerei, treni auto e magari bici, e tornassimo a casa?

Se chiudessimo le valigie, una volta per tutte, prendendo un volo di sola andata, ma questa volta nella direzione giusta?

Siamo stati pronti a partire, lasciare, salutare, abbandonare, chiudere, voltare le spalle, riiniziare.

Siamo disposti a tornare? tornare a casa, alle origini, ai posti che ci appartengono, ai profumi che ci legano a luoghi e persone, alle frasi che ci sono familiari, ai colori che abbiamo nel cuore.

Siamo pronti ad affrontare? Affrontare un paese che forse non è al passo con I tempi come quello nel quale ci troviamo ora, dove in autostrada si supera a sinistra ma pure a destra, dove si agitano le mani, si alzano le voci, si scaldano gli animi.



Siamo coscienti che quel che abbiamo qui, dove siamo ora, sarà bello, magari bellissimo, ma annebbiato dalla mancanza dei nostri affetti?

Siamo disposti a rinunciare a chi ci ha cresciuto, ai luoghi che ci hanno visto maturare, agli amici che ci sono stati nei momenti più neri, alla famiglia che ci ha protetto, per allontanarsi alla ricerca di un guadagno piu alto?

Ognuno di noi, lo so, ogni giorno si sveglia diviso a metà. Sono cinque anni che  lo vivo, che lo sento.

Ogni giorno ci svegliamo con un pezzo di cuore a casa, un pensiero a chi è rimasto, e un pezzo di cuore qua, dove ci siamo fatti adottare, ma mai saremo come loro, perché sappiamo bene, tutti, che la casa è una sola.

Per quanto vogliamo fare una vita a metà? per quanto sarà giusto saltare su e giu da aerei per cercare di essere a casa nei momenti importanti, per poi tornare, di corsa, con l'ultimo volo della domenica sera, per non perdere neanche un attimo, un sorriso, un abbraccio, e rientrare frettolosi nelle nostre nuove vite lontane.

La domanda, in fondo, è una sola: ne vale la pena?




Quando siamo soli, lontani, quando per condividere un bel momento si pensa a quell'amica li, proprio quella, che abbiamo tutti, che pero è almeno a 1000 km di distanza, e allora dobbiamo attaccarci a Skype per raccontaglielo. Sperando che Skype funzioni.

Quando invece proviamo a condividere qua, con chi abbiamo conosciuto negli anni, ma per fargli capire tutto dobbiamo andare indietro, con gesti e giri di parole per concludere "ti porterei li per farti capire, perché cosi non si puo"

Quando festeggiamo compleanni, lontani.

Quando sono I matrimoni degli amici che perdiamo, tiranno il tempo, I voli, I soldi, tiranni noi della nostra stessa vita.

Quando nascono I figli degli amici piu cari, e non ci siamo. No, niente visita all'ospedale. Noi arriviamo quando I bimbi hanno qualche mese, con scuse, peluche e un velo di malinconia.

Quando le persone invecchiano, e noi non siamo li per loro, siamo lontane, in nome di un'urgenza di scappare da "questo paese di merda".

Quando il paese cambia, la lingua evolve e noi torniamo spaesati, con un accento straniero, e I ricordi degli anni in cui siamo partiti e l'impressione di essere in vacanza.

Mi chiedo: ne vale la pena?

Vi chiedo, ne vale la pena?

Io, dopo cinque anni, so che nessuno mi ridarà questo tempo lontano dalla mia famiglia e dai miei affetti. e uno stipendio più alto non mi farà dimenticare da dove vengo e a cosa appartengo, nonostante tutto. Nonostante tutti.








lunedì 4 maggio 2015

Pensate grande

perché a pensare piccolo e fermarci al nostro giardino siamo capaci tutti.

Voglio promettere alla me dei prossimi dieci anni che non mollerò la presa, che costi quel che costi mi impegnerò per ritagliarmi uno spicchio di felicità a misura mia perché troppo spesso ci accontentiamo del giardinetto che abbiamo, convinti che non ci spetti niente di meglio.

Voglio promettermi di pensare in grande, anzi in grandissimo e di non sedermi dove sono.

Voglio promettermi di lavorare per me ogni giorno senza sprecarne nemmeno uno.

Voglio promettermi di dare il meglio per me e di conseguenza per gli altri.

Voglio promettermi che sarò onesta nel pensiero e nell'azione, perché solo essendo onesta con me stessa saprò trovare quello che mi renderà felice.

Voglio promettermi di aprirmi al nuovo, allo sconosciuto, all'ignoto.

Voglio promettermi che nella vita della me del futuro ci saranno novità, paesaggi nuovi, progetti e sorrisi.

Voglio promettermi che la me del futuro avrà sempre il tempo per gli amici, per gli affetti, per la famiglia.

Voglio promettermi che la me del futuro potrà guardarsi indietro con orgoglio, sapendo di non aver sprecato tempo.

Voglio promettermi che mi prenderò cura di me e non mi butterò via con amicizie, amori, luoghi e discorsi che non mi porteranno niente di buono.

Voglio promettermi che saprò rispettarmi e rispettare gli altri, amarmi e amare chi mi sta intorno.

Mi circonderò da persone che valgono la pena di esser vissute, da chi saprà amare la vita tanto quanto la amo io.

Voglio promettermi che farò di questa vita il meglio che mi è possibile, con tutte le mie forze, con tutto il mio impegno, per ricordare a chi mi sta intorno che non c'é giorno che non valga la pena d'esser vissuto.



venerdì 24 aprile 2015

Ti scrivo una lettera

per dirti quello che nella mia lingua non capisci ancora.

Ti scrivo per dirti che incontri come I nostri a volte cambiano delle vite intere.

Vorrei raccontarti, nella nostra lingua cosi musicale e cosi amata da voi stranieri, quanto è bello passare il tempo con te.

Ti descriverei tutte le mille espressioni che fai, quegli occhi che non stanno mai fermi, quelle mani nervose che non smettono mai di lavorare, quella camminata elastica che mi fa sorridere quando ti vedo da lontano.
Le tue rughe, perché si vede che sei uno che pensa tanto,troppo, che vuole tanto dalla vita, che va lontano.

Mi siederei con te e ti parlerei della mia terra, raccontandoti quanto è bello il tramonto sul lago Maggiore, come sia rilassante bersi un caffé sul lungo lago di Laveno, e fare il giro delle isole quando fa caldo d'estate.

Ti descriverei l'odore dei platani, e dei gelsomini in aprile, gli alberi che fanno ombra sulla salita del sacromonte, la foschia del caldo estivo, ti porterei in cima, a mangiare una piadina al ceppo, poi più lontano, fino al campo dei fiori, per raccontarti di laghi e paesi, indicarti dove vivo, farti vedere che, quando il cielo è limpido, in fondo si vede la madonnina del Duomo.

Poi d'estate ti porterei al lago, per condividere con te il caldo del sole di luglio e l'acqua calma del mio Lago Maggiore, insieme agli amici di sempre, per poi magari finire con una pizza tutti insieme, con la pelle che ancora scotta per il sole.

Vorrei condividere con te I miei amici più cari, portarti in centro, farti bere uno spritz all'oca ubriaca, e poi un vino rosso da Ultimo, raccontarti di quante volte ci siam trovati con gli amici in questo ed in quel bar, della scorsa vigilia di natale, passata a bere e ridere con visi familiari, di quando nevica in centro e tutto sembra finto.

Camminerei con te lungo il corso di Varese per insegnarti la mia città, perché gli odori diventino familiari, perché le vie non ti siano più sconosciute.

Ti lascerei con I miei amici, per vedere cosa fai, per vedere cosa fanno, perché noi sai, siamo italiani, siamo loquaci, gesticoliamo, ci scaldiamo, ridiamo forte e ci abbracciamo quando ci vediamo, perché noi, anche quando siamo lontani abbiamo un cuore italiano che batte diviso in due paesi, che si spezza un po quando non puo essere vicino agli affetti di casa, un cuore che cerca sempre un ricordo di casa.

Condividerei con te il bello ed il brutto del mio paese, della mia splendida città, perché solo cosi potresti davvero conoscermi.

Noi expat viviamo sempre divisi, questo non te lo dimenticare: mi faccio adottare da questa città del nord a volte troppo grigia, ma piena di vita, perché mi manca un luogo da chiamare seconda casa, ma ricordati che se vuoi davvero conoscermi lo potrai fare solo scoprendo con me I luoghi d'infanzia, I cammini percorsi, le scuole fatte, gli amici che sono rimasti.

Noi emigrati siamo più fragili, non lo scordare.

 A volte la tua città la offendero e la rinneghero, ti diro che non capisci niente perché non sei nato in Italia, ti diro che da noi è diverso, che da noi è meglio, perché per sempre faro il paragone, pero poi restero con te ad apprezzare il bello di una birra sulla place du marché, con il sole che scompare in fondo alla Mosa.

A volte mi sentiro sola e persa, e vorro tornare indietro. mi vedrai indecisa, vedrai la nostalgia.
Non avere paura.
Noi che abbiamo il cuore a metà a casa abbiamo imparato a conviverci con questo sentimento triste, non andro via, perché la mia strada per ora è qua.

Parlami tanto, chiedimi, interessati, innamorati di me e del mio paese, guarda lontano, con me, per me, fai con me un pezzo di questo lungo cammino.

Non smettere di prendermi in giro per il mio accento, dimmelo "sei proprio un'italiana", ma apprezza anche quello che ancora non sai di me, perché il bello di noi nuovi emigrati sta proprio in quello che non vedete subito, nello zaino di ricordi che ci portiamo dietro e che con te vorrei condividere.

Ricordati che noi, italiani, ci mettiamo il cuore in certe cose, per noi le promesse sono importanti e le parole lo sono ancora di più.

Ti prometto di impegnarmi e di esserci, e questo, ti assicuro, te lo diro in tutte le lingue che conosco.